Siamo intorno al 1888 e il giovane architetto Luca Beltrami, che già stava acquisendo chiara fama, fa orgogliosamente documentare con splendide fotografie il suo primo grande restauro, che aveva portato alla “rinascita” delle quattro torri della nostra rocca e delle rispettive cortine di congiunzione (il rivellino venne restaurato qualche anno dopo); le fotografie, espressione di una tecnica ancora agli albori, vennero affidate a un abile fotografo milanese che, fra le altre, fissò la seguente immagine, che a prima vista potrebbe creare qualche imbarazzo.
L’imbarazzo deriva dal fatto che gli affreschi del ‘400, che ancora oggi ammiriamo nel sottarco occidentale, verso la fine dell’800 risultano… spariti!
Il confronto fra la fotografia del Beltrami e quella attuale non lascia spazio a dubbi.
La risposta all’apparente mistero sta nel fatto che nei secoli passati le architetture e le opere pittoriche venivano “aggiornate” secondo i gusti dell’epoca senza troppi scrupoli; la fortuna ha voluto che l’autore di quelle modeste rappresentazioni, che vediamo nella foto, si è limitato ad usare delle pitture a tempera e non ad affresco; gli affreschi infatti, come noto, vengono dipinti rapidamente su uno strato di intonaco ancora fresco, e la pittura penetra il supporto a base di calce, garantendo una durata del colore che sfida lo scorrere dei millenni; la tempera invece si è fermata in superficie e un saggio signore, non sappiamo chi, non sappiamo quando, ci ha risparmiato il lavoro di raschiare quelle povere geometrie, ed ha riofferto a tutti la vista dei ben più preziosi e significativi affreschi originali del XV secolo.
Mauro Belviolandi
Sì, imbarazzante.
Infatti alcuni simboli, in varie ricorrenze storiche, hanno cancellato cose stupende.
Spesso però c’è chi cerca di riequilibrare con intelligenza.