MOSTRA DI MARCO CORNINI
Da troppo tempo, in Italia e nel mondo, assistiamo alla esposizione di forme e rappresentazioni che, più che all’arte, paiono condurre a una vana esercitazione, non certo priva di giustificazioni economiche, a cavallo fra la presunzione filosofica e la ricerca di qualche suggestiva codifica di un vuoto di sostanza; tanto più vuoto, quanto più l’atto artistico viene preceduto, se non determinato, da roboanti costruzioni logiche e verbali tese contraddittoriamente a consacrare ora l’utile, ora il funzionale, ora il superfluo, ora l’etico o il trasgressivo o altro ancora, ma comunque sempre a concettualizzare ciò che, invece, è essenzialmente, anche se non esclusivamente legato alle emozioni ed alle intuizioni più forti ed immediate.
L’arte come pensiero autonomo, come espressione dell’animo, non più relegata a precettistiche formali, è sicuramente una conquista della modernità, ma, paradossalmente, la degenerazione di queste grandi acquisizioni a livello teoretico e filosofico pare far decadere molto spesso verso un formalismo ancor più spinto, tale da autorizzare affermazioni tanto false quanto presuntuose, del tipo: ”il concetto sotteso da queste “installazioni” è così elevato che non puoi capire, se non sei un grande studioso…”. Noi, da umani semplici, suggeriremmo di stare alla larga da quel mercato dell’estetica.
Con uno scultore della portata di Marco Cornini siamo fortunatamente sul versante opposto, dove l’arte, col suo indefinito di bellezza e verità, sfida la consuetudine e il conformismo dell’anticonformismo. Nel nostro piccolo, vorremmo celebrare nel migliore dei modi la sua mostra, con immagini immersive in un’ambientazione che ne rafforza il valore, vero su vero, bello su bello, il tutto molto immediato, palpabile ed emozionante.
Per ora una sola immagine, ma ne parleremo ancora…
Mauro Belviolandi