INCREDIBILE! Abbiamo individuato resti della fortezza veneziana di Orzinuovi!

Il fatto è avvenuto solo due sere fa nel mio studio, e mi è parso veramente eccezionale…

Carla Folli, Paola Cominetti ed io stavamo lavorando alla conclusione del video finale e del relativo opuscolo sulla ricostruzione 3D della straordinaria fortezza veneziana di Orzinuovi; il nostro progetto era stato finanziato qualche anno fa dal Comune orceano e successivamente anche dalla AB s.p.a. di Orzinuovi, azienda leader negli impianti di cogenerazione da metano e biogas, che estese l’incarico anche alla formazione del contesto urbanistico, il tutto ambientato a fine ‘600, epoca della configurazione architettonica più completa (mappa dell’ing. Benonni, 1680, ingegnere e topografo della Serenissima).

Questo video di pochi secondi vi dà un’idea della grandiosità della fortezza e della complessità della ricostruzione.

Abbiamo realizzato lo spezzone proprio per evidenziare il Baluardo Bergniasco (abbattuto assieme a quasi tutta la fortezza a partire dal 1828 per volontà degli austriaci) perché, mentre stavamo visualizzando la sua posizione su google maps, ci siamo resi conto che il satellite ci restituiva un’immagine veramente sorprendente!

Nell’esatta posizione dove abbiamo disegnato il profilo del baluardo, la foto satellitare mostra in modo inoppugnabile il contorno del baluardo, denunciando la sua presenza occultata per quasi due secoli da uno strato terroso divenuto poi campo sportivo comunale, ora in disuso.

RICOSTRUZIONE 3D – Orzinuovi 1680, vista da baluardo Bergniasco

Notare che le tracce dei manufatti sotterranei non rappresentano solo le mura di contorno, ma anche lo scheletro dei contrafforti che completavano la struttura secondo le tecniche di architettura militare dell’epoca, come si può rilevare da questa esemplare sezione di baluardo tratta dal testo “DELLA FORTIFICATIONE DELLE CITTA'” di Maggi e Castriotto, Venezia 1584.

A noi è parsa una scoperta interessantissima, e speriamo che la comunità orceana possa giovarsene qualora decidesse di portare alla luce queste preziose e rare testimonianze della fortezza veneziana.

Mauro Belviolandi, Carla Folli, Paola Cominetti

Non con le sole parole…

Gli Amici della Rocca proseguono, di mese in mese, ormai da anni, nel loro impegno di pulizia dei luoghi turistici più frequentati

Sappiamo benissimo che una volta al mese non basta, ma lo scopo è di sensibilizzare la gente, e non con le chiacchiere, ma col buon esempio, perchè ognuno, nel suo piccolo, potrebbe fare altrettanto.

Per questo ci riempie di gioia quando, spontaneamente, vediamo che il nostro esempio viene seguito, soprattutto se si tratta di giovani.

MB

La quercia è malata?

E’ già da qualche mese che la nostra grande quercia, piantata quest’anno, ci fa preoccupare. Dapprima abbiamo notato che alcune foglie stavano in parte ingiallendo. Abbiamo chiesto aiuto al vivaista Ambrogio Italia, una affermata ditta di Leno, che ce l’ha venduta e posata; il titolare sig. Marino era venuto prontamente ad esaminarla; ci aveva suggerito un trattamento contro i funghi, che abbiamo puntualmente fatto eseguire.

Nel frattempo, grazie alla costanza di Ettore, coadiuvato da Anna, l’irrigazione è proseguita puntuale, mediamente ogni 12-15 gg, come raccomandato dal fornitore, ma le foglie, sempre di più, ingiallivano.

La situazione però non è migliorata e, ai nostri occhi di non esperti, temevamo si trattasse di un totale e irreversibile inaridimento.

Per questo la scorsa settimana, sempre più preoccupati, abbiamo richiesto un’altra visita del titolare della ditta, accompagnato da un tecnico esperto e, per fortuna, la loro diagnosi è stata positiva: in sintesi la quercia ha sì sofferto il gran caldo, ma il progressivo ingiallimento e perdita di foglie sarebbe attribuito a una reazione conservativa della pianta stessa; infatti, ci spiega il sig.Marino, la quercia quest’anno ha subito il taglio delle radici e ha anche dovuto ambientarsi al nuovo terreno; si trova dunque in una situazione di per sé critica date le grandi dimensioni, e il prolungato clima torrido certamente non aiuta; i rametti e anche il tronco, sono stati leggermente incisi ed hanno constatato che la pianta sarebbe tutt’altro che malata, ma ricca di linfa. Non resterebbe che pazientare, perchè la pianta è come se si fosse assegnata un anticipato letargo e questa primavera dovrebbe tornare a fiorire e a recuperare il normale stato vegetativo.

Noi non possiamo che contare sull’esperienza della Ambrogio Italia e, continuando a curare la quercia secondo le istruzioni da loro impartite, speriamo che tutto volga al meglio e di poter festeggiare a primavera la tanto attesa rifioritura.

Mauro Belviolandi

Terribile…coraggio Franco!

Leggiamo sgomenti, sui giornali locali online, la terribile notizia; scorriamo lentamente la cronaca nella speranza di aver frainteso, ma poi la realtà ci si presenta di fronte in tutta la sua fatale tragicità: oggi, attorno alle 15, la nostra Paola Raimondi, 49enne, mentre tornava da Cremona nei pressi di Castelverde, con a bordo la figlia quindicenne Vittoria, è stata investita dall’auto di un settantenne che, probabilmente preso da un malore, pare abbia deviato sull’altra corsia; i due guidatori sono morti, mentre la ragazza pare abbia riportato ferite non gravi.

Paola era figlia del nostro socio e amico Gianfranco Raimondi, commercialista, che ha sempre generosamente sostenuto la nostra associazione.

Non ci è possibile trovare parole adeguate per quest’altro tremendo colpo per Franco, che ha perso la moglie Giusy solo pochi anni fa, dopo una lunga lotta contro un’inesorabile malattia; ci stringiamo tutti attorno a lui, alla mamma Mariuccia Rossi, al fratello Rocco, e a tutti i famigliari, augurandoci che almeno Vittoria possa presto ristabilirsi completamente.

Non abbiamo davvero parole Franco, coraggio, coraggio, coraggio.

A nome di tutto il direttivo degli AdR

Mauro Belviolandi

Barbarina se n’è andata…ecco il suo diario

Nascita e morte: forse in nessun altro caso appare più stridente il contrasto fra questi due estremi se pensiamo a Barbarina, le cui mani esperte, prima di ogni altra, ci hanno accolto sulla soglia della vita… e, non sto esagerando, lo siamo stati in migliaia.

E’ vero, oggi, in qualunque reparto di ginecologia, nei grandi e moderni ospedali, succede altrettanto, e anche in maggior misura; ma ora le sale parto sono luoghi anonimi, asettici e il parto è un numero, una routine, risultato di una studiatissima procedura; a quei tempi invece, le sale parto erano le nostre case, cariche delle nostre vite e dei nostri ricordi, e in quei momenti concitati, quasi parte di un perenne rito propiziatorio, vi risuonavano i “Luisa metti sul fuoco altra acqua calda!… nonna prepara altri panni puliti!…Franco porta via i bambini!…”; in quei momenti appunto, sotto il crocifisso della stanza da letto, perfino i gemiti più strazianti del parto sembravano sublimare in qualcosa di superiore, tanto che, al primo vagito, gli occhi di Barbarina e dei famigliari si incrociavano rapidi, carichi di gioia e di giusto orgoglio, come se un po’ tutti, maschi e femmine, avessero partorito.

Barbara Cesarotti, vedova dell’indimenticato maestro Attilio Pedroni, 98 anni, ha reclinato lentamente il capo mercoledì sera, a casa, dopo aver consumato l’ultimo cucchiaio di una leggerissima cena.

Barbarina, come tutti la chiamavano, era una persona veramente straordinaria, ricca di spirito e vitalità, ed è impossibile affidarsi a poche righe per descrivere i tanti episodi e la miriade di relazioni umane che hanno costellato la sua esistenza.

Lei però, in un certo senso, ha pensato anche a questo, ed io ho avuto il privilegio, anni fa, di leggere la cronaca della sua esistenza: un bel diario, scritto di suo pugno in bella calligrafia, ricco di immagini e di commoventi ambientazioni;  ho raccolto il tutto, l’ho digitalizzato e fatto stampare a mo’ di libro, con tanto di copertina, una mia dignitosa introduzione, il tutto racchiuso fra due poesie stupende di Anna Martinenghi; il giorno che glielo consegnai non seppe trattenere le lacrime… ma poi scoppiò in una delle sue inconfondibili risate, leggendo il nome della mia fantasiosa casa editrice: NATI IN CASA EDITORE.

L’ultima delle 321 pagine manoscritte termina con queste parole: ” ….tutto questo mio raccontare…potrà essere un piccolissimo, un minuscolo… patrimonio per…capire, insegnare…e tramandare”.

Per questo, acquisito il permesso dei figli, non potevo mancare di pubblicare almeno le prime pagine di questo stupendo diario e, ne sono certo, se Barbarina potesse parlare mi direbbe decisamente: “Brao! Grasie!”.

A nome del Direttivo degli Amici della Rocca esprimo il nostro corale cordoglio a Achille, Anna, ai famigliari e a tutti i parenti.

Mauro Belviolandi

P.S.: ECCO IL DIARIO

TORRE CILINDRICA: tutto sotto controllo

E’ ormai a tutti ben noto che i “titolisti” e le redazioni dei giornali soffrono di una distorsiva tendenza all’amplificazione dei fatti, che risponde anche ad esigenze di mercato più che a quelle di una cronaca oggettiva; spesso ne fanno le spese i lettori e a volte, paradossalmente, gli stessi giornalisti.

Mi pare che l’articolo riportato oggi su La Provincia, riguardo allo stato della torre cilindrica della nostra rocca, possa rientrare in questa casistica.

Al contrario, non possiamo che accogliere con grande piacere l’estensione d’incarico che la giunta, nei giorni scorsi, ha assegnato allo studio d’ingegneria dell’ing. Gianpietro Bocchi, che da qualche anno sta monitorando la principale fessurazione alla scarpa di base della torre cilindrica.

Come Amici della Rocca, avevamo segnalato il problema già da parecchi anni e avevamo coinvolto l’Università di Brescia (in particolare il DICATAM, dipartimento di ingegneria e architettura diretto dal prof. ing. Giovanni Plizzari); venne infatti sviluppata una prima tesi preliminare e speriamo che ora, disponendo la Giunta di dati oggettivi e precisi, che emergono dalla campagna di monitoraggio e dall’attuale estensione d’incarico, si possa affrontare uno studio definitivo che possa far luce sulla affidabilità strutturale della torre: quindi, pur non disponendo noi delle risultanze dei monitoraggi, non mi risulta che siano stati divulgati segnali allarmanti e il fatto che si stia monitorando e studiando le fessurazioni, direi che possa essere un dato tranquillizzante.

La torre cilindrica è un manufatto unico ed eccezionale, come eccezionale è la sequenza storica che ha portato alla sua edificazione. Attorno alla metà del 1400 i soncinesi eseguirono imponenti lavori di rafforzamento della cerchia muraria e puntavano anche ad abbandonare l’antica rocca, ormai insicura e malconcia, posizionata a sud-est delle mura, alle spalle dell’attuale asilo San Martino.

Già Francesco I Sforza si limitò a ordinare che venisse “fatto lassare un certo relaxo dove va un torione, per fare una forteza”, che venne poi edificato del tutto simile ad altri della cerchia muraria, come l’attuale torrione dei cani, oppure quello sul naviglio, che domina l’estremo nord di via Cesare Battisti.

Ebbene, nel 1473, quando il figlio Galeazzo Maria, divenuto duca, ordinò la costruzione della rocca attuale, quel torrione non venne demolito, ma si adottò l’audace soluzione di demolire solo una minima parte superiore e da lì innalzare una torre cilindrica che risultò con una doppia corona di beccatelli a sbalzo, qualcosa di unico ancor oggi. Qui vediamo una rudimentale esemplificazione di come, partendo dal torrione originale, la torre cilindrica vi sia stata innalzata sopra e infine “incastonata” nella nuova rocca.

La nostra speranza è che, sulla base di questi studi, si possano ora riprendere i contatti col DICATAM per fare tutto quanto è possibile per la salvaguardia di questo tesoro dell’architettura storica soncinese e nazionale.

Alla prossima,

Mauro Belviolandi

Piantine novelle, gran caldo e siccità…

Non si può certo dire che il tempo ci dia una mano, proprio in questo anno in cui ci siamo assunti l’onore e l’onere di piantare un’alta quercia in riva al naviglio e di creare un bel roseto in piazza Piero Manzoni!

Quercia e rose, oltre alla speciale cura dovuta a un qualsiasi nuovo impianto, richiedono quest’anno uno sforzo in più legato al lungo periodo di siccità e al gran caldo che è iniziato alla grande ben prima del solito.

Ma il gruppo AdR-Verde, come è nel nostro stile, non punta mai a un exploit isolato, ma cerca di dare continuità alla sua azione; come il gruppo AdR-Antispam prosegue nelle pulizie mensili di anno in anno, così il gruppo del verde ha cura continua della quercia, non facendo mai mancare l’acqua e pone particolare attenzione affinchè gli attacchi dei funghi, particolarmente insidiosi per il caldo umido, non compromettano la salute del grande albero, ricordo ed emblema della nostra Carla…

…così le 300 piantine di rose sevilliane appena attecchite, dopo la loro prima fioritura, devono essere adeguatamente irrigate e pulite dagli infestanti, per garantire la successiva fioritura, che attendiamo per le prossime settimane. Nel 2023 le gracili piantine saranno ben formate e più robuste, e tutto diventerà più facile. Con la scelta della pacciamatura di corteccia eravamo consapevoli del lavoro aggiuntivo che avrebbe comportato, ma estetica e naturalità sono valori che riteniamo primari, ed anche qui non manca certo l’apporto degli AdR…

Alla prossima,

Mauro Belviolandi

LASER SCANNER: GRAZIE ANCORA PAOLO!

GRAZIE ANCORA PAOLO! Dopo i rilievi planoaltimetrici dell’intera cerchia muraria con tecnologia GPS, lo Studio Tecnico Radici-Oltre la Linea ci offre il rilievo 3D della rocca con Laser Scanner.

Grazie alle nuove tecnologie che Paolo ha messo in campo, tra cerchia e rocca, abbiamo terminato il lavoro in pochi giorni.

Come molti ormai sapranno, il laser scanner consente di effettuare speciali “fotografie” generando nuvole di milioni e milioni di punti; la differenza è che di ciascun punto si rilevano con grande precisione il colore e le tre coordinate nello spazio; per questo speciali software possono elaborarli e generare perfette rappresentazioni tridimensionali di quanto rilevato.

In questo modo Paolo, socio onorario degli Amici della Rocca, ci fornisce uno straordinario aiuto per le ricostruzioni storiche di Soncino nelle varie epoche…

Ma in che modo?

La risposta è semplice, anche se il lavoro sarà molto complesso: Soncino, nei secoli, ha subito notevoli cambiamenti ed era molto diversa dall’attuale. Noi dovremo per forza ricostruirla ex novo, ricorrendo ad altri software di modellazione 3D; ma è proprio questo il punto: grazie anche a questi rilievi, riusciremo a dare alle antiche configurazioni un assetto molto realistico e veritiero, desunto da appropriate estrapolazioni di precise misurazioni del contesto orografico e monumentale attuale, frutto appunto dei nuovi rilievi strumentali.

Sarà un lavoro che ci impegnerà per anni, ma pubblicheremo in itinere significative ricostruzioni parziali, finchè si arriverà, alla fine, a riunire il tutto in una pubblicazione organica e originale, da tutti gratuitamente fruibile.

Lo scopo?

Lo trovate nel DNA degli Amici della Rocca; lo scopo è la “Conoscenza”, perchè solo ciò che si conosce si può amare, e quindi rispettare, conservare e tramandare.

Alla prossima,

Mauro Belviolandi